12/04/2022 - 30/06/2022

MASSIMO VITALI. Ti ho visto

Mazzoleni è lieta di presentare Ti ho visto, seconda personale di Massimo Vitali con la galleria.


Classe 1944, Vitali riceve in regalo la sua prima macchina fotografica a 12 anni. Dapprima reportagista, poi direttore della fotografia in ambito cinematografico, a inizio anni Novanta si orienta sul grande formato, e su immagini "pensate", strutturate che non ricercano il momento decisivo, bensì che prendono forma dal tempo dell'attesa e da uno sguardo analitico che non lascia nulla al caso.


Nell'estate del 1994, scatta la sua prima fotografia in spiaggia a Marina di Pietrasanta. È la testata d'angolo, che segna l'inizio di una fortunata serie, che nei decenni lo ha consacrato come uno dei maggiori fotografi sulla scena internazionale. Qui compaiono già tutti gli elementi che caratterizzeranno il modus operandi di Vitali negli anni a venire. Il cavalletto, o meglio la piattaforma su cui l'artista si colloca è in acqua davanti alla battigia, rialzata rispetto al litorale di 5/6 metri. La macchina fotografica, l'unica che gli è rimasta dopo il furto di tutta la sua apparecchiatura, è una camera di grande formato (20×25), che determina l'impostazione narrativa dello scatto consentendogli di registrare con precisione ogni dettaglio. Di fronte a lui una pièce teatrale messa in scena da attori inconsapevoli, immortalati in un numero smisurato di minuscoli episodi.


L'artista, mosso da un intento sociologico e da spirito voyeuristico, individua la spiaggia come luogo privilegiato per compilare un manuale socio-antropologico dell’identità italiana.


La visione frontale e la posizione sopraelevata, il cosiddetto "punto di vista del principe", gli consentono di cogliere ampi scorci paesaggistici e allo stesso tempo di addentrarsi nell'intimità delle interazioni umane. Dopo ore di paziente osservazione, Vitali sceglie il momento in cui apparentemente non succede nulla di decisivo, ma nel quale molte microstorie convergono. La luce fredda e biancastra ferma nel tempo e nello spazio persone, cose e luoghi. Ne risulta un ritratto impietoso della quotidianità in cui elemento naturale, sfera pubblica e dimensione privata si intrecciano in una sorta di cristallizzata sospensione temporale.


Sebbene il litorale di Vitali sia un puzzle chiassoso e colorato di bagnanti, costumi, sdraio e lettini, l'immagine nitidissima che ne risulta porta con sé la consapevolezza della storia dell'arte: il realismo descrittivo e minuzioso dell’ars nova fiamminga, la prospettiva rinascimentale, le scene panoramiche dei vedutisti settecenteschi, e naturalmente alcune iconografie classiche della pittura italiana ed europea, come quelle del bagnante e del tuffatore. L'occhio attento del fotografo-regista individua nella folla la versione moderna di queste figure iconiche. Uomini e donne del nostro tempo, corpi comuni, pallidi, abbronzati, tatuati, isolati o riuniti in piccoli gruppi, intenti a godere del proprio tempo libero con le loro posizioni sgraziate, non consci di essere ripresi, che si spogliano della quotidianità lavorativa e si mettono a nudo. Dietro l'apparente banalità di queste scene si nasconde la fenomenologia comportamentale della società contemporanea e i suoi cambiamenti nel tempo.


Le spiagge in molti casi sono litorali urbanizzati (Viareggio, Catania, Marsiglia) o industrializzati. Rosignano Solvey, piccolo comune in provincia di Livorno sulla costa Toscana, compare per la prima volta nelle fotografie di Vitali nel 1995 (Rosignano Fins). In primo piano le consuete figure dei bagnanti, sullo sfondo gli impianti dell'industria chimica Solvay, responsabile, con i suoi versamenti di bicarbonato di sodio e di agenti sbiancanti, delle note acque opalescenti e delle spiagge bianche del luogo.


Nei primi anni Duemila, Vitali ritorna su quelle spiagge per registrare abitudini e cambiamenti dell'umanità che ritrae, e poi ancora nell'estate 2020, quando l'artista intraprende un tour tutto italiano per osservare cosa è mutato nello stile di vita degli italiani in un'estate atipica che seguiva tre mesi di lockdown. A Rosignano, il tema dell'inquinamento ambientale lascia il posto ad un'indagine dai risvolti più sociologici, che mostra bambini e adulti di diverse, etnie e religioni e racconta la spiaggia come un luogo libero in cui l'inclusione sociale è pienamente raggiunta.


Tra le altre fotografie scattate in quei mesi del 2020, le prime immagini catturate sui litorali vicino a casa (Foce del Serchio Mirage e Marina di Massa capannina bianca - Vogue hope) sono molto lontane dall'esuberante vitalità dei precedenti scatti di assembramenti di vacanzieri. La smania di libertà si mescola allo spettro di una nuova chiusura. Lungo la battigia poche persone si muovono timidamente o prendono il sole in gruppi piccoli e ben distanziati. Il paesaggio naturale acquista ariosità a dispetto delle minute geometrie dei corpi, una sapiente misura regola la composizione, un equilibrio tra cielo, mare, terra e persone.


Con il passare delle settimane, gli scatti testimoniano un alleggerimento della tensione nel comportamento delle persone. Un atteggiamento più spensierato risuona lungo le rive del fiume Chidro (Chidro Esse) e la gloriosa pienezza dell'italianità esplode nella rocciosa Manarola. L'occhio vigile del fotografo mantiene il consueto distacco e immortala un caleidoscopio di piccoli mondi con una ricchezza di particolari che richiede all'osservatore una lettura prolungata.


Il percorso espositivo che si apre con la prima fotografia del 1994 messa subito in relazione con gli scatti più recenti, si snoda attraverso tre decenni di attività, spaziando dalle fotografie storiche (Viareggio Red Fins, 1995) a quelle più iconiche (Carcavelos Pier Paddle, 2016), dai paesaggi urbani (Friche de la Belle de Mai on Air, 2017) a quelli naturali, selvaggi e incontaminati (Ponta dos Mosteiros Dark, 2018).


L'elemento naturale che fa da contraltare al teatro universale umano, svolge un ruolo determinante nella dimensione narrativa, fungendo a dominare la composizione in scatti quali Desiata Shoe (2017) o nel dittico Firiplaka Red Yellow Diptych (2011). Qui l'immensità monumentale e pittorica della roccia giallo-rossastra diventa protagonista. Vitali la osserva dall'acqua e ne indaga le asperità e la meraviglia cromatica. Le figure umane, questa volta appena distinguibili, sono sagome accidentali che concorrono ad enfatizzarne la grandiosità, per arrivare fino a scomparire in opere ancora più radicali come Lençois Achrome. In questo achrome fotografico di manzoniana memoria, la sinfonia di bianchi e celesti rimane intatta e inabitata, sospesa in un tempo indefinito.


Spazi pieni e assembramenti si alternano a spazi vuoti, solitudini a moltitudini e divengono la materia prima plasmata dall’artista, che costruisce le sue trame, le pensa, le osserva, le registra, condividendo con il fruitore uno sguardo voyeuristico: il privilegio di vedere senza essere visti.


L’esposizione è accompagnata dalla pubblicazione Leporello. No Country for Old Men, il “non-libro” edito nel 2020, che raccoglie gli scatti post lockdown in una lunga striscia di carta ripiegata su se stessa a fisarmonica in tiratura di 200 copie.


 


INFORMAZIONI


MASSIMO VITALI. Ti ho visto


Mazzoleni, Torino


Date: 12 aprile – 30 giugno 2022 | Vernissage: martedì 12 aprile 2022, 17.00 – 22.30


Indirizzo: Mazzoleni, Piazza Solferino, 2 – 10121 Torino


T: (+39) 011.534473 | E: torino@mazzoleniart.com


Orari: Martedì – Sabato: 10.00 – 13.00 / 15.30 – 19.00


Domenica e lunedì su appuntamento.


Informazioni: Alessia Maiuri | E: amaiuri@mazzoleniart.com | M. (+39)339.8251601


Ufficio Stampa: Lucile Brun | E: lucile@mazzoleniart.com | M. (+39)340.0664675


www.mazzoleniart.com

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