28/05/2020 - 30/07/2020

Astratta

La mostra sarà presentata online giovedì 28 maggio con un video in cui Marco Senaldi parlerà del lavoro dei due artisti e di alcune delle opere. 


 


Apertura al pubblico su appuntamento dal 30 maggio al 30 luglio 2020


 


La Galleria Giovanni Bonelli è lieta di ospitare nei propri spazi la bi-personale di Alessandro Bazan e Fulvio Di Piazza.  


Una quindicina di opere, alcune di grande formato, dialogano nello spazio della galleria animandolo con colori brillanti e, nel caso dei lavori di Di Piazza, forme inaspettate.


Il termine latino “abstractus” -che dà il titolo alla mostra -  deriva da ab e trahere: “trarre fuori, distaccare, condur via” ci fornisce una chiave di lettura delle opere realizzate dai due artisti palermitani. Pur con un approccio completamente differente, entrambi sembrano invitare lo spettatore a seguire le trame intricate o i colori accesi dei propri lavori per approdare su un altro piano di realtà, appunto, distaccato. 


Per Alessandro Bazan l’elemento da cui partire è comunque la realtà e, più specificatamente, l’Uomo, che viene raffigurato in una serie di atteggiamenti che ne indagano usi e comportamenti in situazioni private o collettive. Mentre per Fulvio di Piazza la realtà è qualcosa a cui si rimanda in maniera allegorica utilizzando una serie di figure immaginifiche tipiche del suo repertorio. 


L’opera di Fulvio Di Piazza “Guerrilla” -frutto del lavoro di oltre due anni- si sviluppa in un racconto fantasmagorico lungo una tela di 180x380 centimetri nella quale l'artista ricrea, con la sua cifra inconfondibile, un microcosmo di esseri fantastici in un clima surreale e al contempo ipnotico.


Si tratta di una vera e propria battaglia, di un “tutti contro tutti”, come suggerisce l’artista stesso, che suona particolarmente profetico in un momento di disgregazione sociale acuito dall’isolamento come quello attuale. Le figure che emergono da cumuli di nubi o da reflussi vulcanici hanno sembianze animali ed umane al contempo in un crogiolo di situazioni e azioni che non sembra avere altro fine se non quello di farci perdere nei dettagli minuziosi ed inquietanti, che mantengono intatto il loro fascino di racconto allegorico. Tutto è caos in un vortice di distruzione che mantiene tracce di primordiale bellezza, nonostante tutto, all’interno delle sfere che, come sogni racchiusi in bolle di sapone, rimandano a scene di tramonti, di ghiacci ancora puri, di natura incontaminata. Ma l’intento -dichiarato- di Di Piazza è quello di intraprendere una personalissima battaglia della pittura contro la pittura stessa: nei piccoli dettagli dell’opera, infatti, l’artista ricorre a vari stili di pittura che si sono susseguiti nella sua carriera e, più in generale, nel corso della storia della Pittura. Da un tratto più piatto e steso fino a pennellate spesse e dense di colore, passando per piccoli tratti quasi divisionisti. La battaglia di Di Piazza è dunque collettiva (in senso metaforico) e personale, del pittore che, sperimentando, mescola e -letteralmente- sfida le diverse possibilità della Pittura stessa.


Alessandro Bazan porta in mostra alcuni lavori che rappresentano la sua produzione degli ultimi decenni e due grandi opere intitolate “Volare” e “Wait” -appositamente realizzate per l’esposizione milanese- che, pur contenendo tutti gli elementi tipici della pittura dell’artista palermitano, costituiscono un unicum che ci parla, forse, di questo particolare momento storico e delle conseguenze per la nostra società civile. In “Volare” la visione di una città dall’alto di un balcone, o dalla finestra di un grattacielo, non è più lo sfondo del quadro ma bensì soggetto principale, il cromatismo verde brillante accentua la sensazione di visione notturna distopica -quasi fosse ottenuta con un visore- ma le figure di uomini e donne nudi che fluttuano leggeri al di sopra di palazzi e strade rimandano ad un desiderio profondo, un bisogno primario, di ritrovata libertà da parte dell’Uomo, recluso a causa degli ultimi avvenimenti. L’opera “Senza Titolo” fa da contraltare alla precedente non soltanto per il cromatismo arancione prevalente ma, soprattutto, perché in essa i personaggi -uomini e donne dalle fisionomie allungate e con le vesti stracciate tipiche in Bazan- si negano allo sguardo (sono di spalle, lontani, nascosti da cappucci o dietro cartine da consultare) e si trovano in un orizzonte completamente deserto e privo di riferimenti. Con questo lavoro l’artista ci parla di un presente senza punti di riferimento (una ragazza sta guardando lontano col cannocchiale alla ricerca di segnali, un altro sta consultando una cartina apparentemente senza successo) dove gli uomini si orientano a loro modo (un’altra donna sta piantando una bandierina nel terreno, come fosse un traguardo) in un contesto nel quale la natura è completamente assente e il calore generato da un generale surriscaldamento del globo sembra trasudare dalla superficie giallo-arancio del quadro.


 


Alessandro Bazan (Palermo, 1966. Vive e lavora a Palermo)


Bazan è considerato uno degli esponenti di spicco de “La Scuola di Palermo”. Dal 1998 è docente presso l’accademia di Belle Arti di Palermo. I suoi lavori sono stati esposti in numerose gallerie italiane e in istituzioni di livello internazionale tra le quali: Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Marino (2005); Galleria d’Arte Moderna di Palermo (2012); Goethe Museum , Dusseldorf (2013); Museum Kunstpalast Erenhof, Dusseldorf (2014); Pinacoteca Comunale, Marsala (2016)


 


Fulvio Di Piazza (Siracusa, 1969. Vive e lavora a Palermo)


Tra i principali esponenti de “La Scuola di Palermo” ha esposto in gallerie italiane ed internazionali oltre che in prestigiose sedi istituzionali quali ad esempio: Quadriennale di Roma (2008); 54°Biennale di Venezia (2011); Galleria d’Arte Moderna di Palermo (2014); Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles (2014); Palazzo Riso (2018); Galleria Civica di Trento (2020).

GALLERIA GIOVANNI BONELLI
Astratta